La legge che avrebbe dovuto tutelare i cittadini dal gioco problematico (Decreto Dignità) ha finito per generare l’effetto contrario, spostando l’attività verso il canale digitale, dove il controllo sociale e le restrizioni d’accesso sono minori. È il più grande paradosso regolatorio della storia recente del gambling italiano. I dati del Report CGIA-As.Tro 2024 lo dimostrano: mentre l’online cresce del 153%, il retail arretra del 12%.

Conflitto di visione tra Stato e Comuni e legge sul distanziometro

L’impianto regolatorio del gioco in Italia è costruito su due piani che si contrappongono. Da un lato, lo Stato centrale disciplina, tassa e incassa dal gioco legale, riconoscendone l’importanza economica e la necessità di controllo. Dall'altro, i Comuni e le Regioni impongono vincoli territoriali sempre più rigidi, ispirati da finalità etiche e sociali.

Tra gli elementi determinanti alla base della migrazione verso l’online, la legge sul distanziometro, che vieta l’apertura di sale da gioco entro determinate distanze da scuole, ospedali o centri sensibili, è quella che più di tutti ha avuto un effetto devastante sulla rete fisica. In molte aree urbane la densità di punti autorizzati è crollata, lasciando interi quartieri senza presidi legali. Roma e Torino rappresentano i casi più emblematici: la distanza media tra un’abitazione e la sala più vicina è aumentata in modo esponenziale, ma il volume di gioco complessivo non è diminuito. Questo indica che l’utenza non è in calo ma si è semplicemente riversata sul digitale.

I numeri del cambiamento

Secondo CGIA e As.Tro, tra il 2019 e il 2024 la raccolta online è aumentata del 153%, mentre quella fisica ha perso il 12%. La raccolta complessiva ha raggiunto 157,4 miliardi di euro, +42% rispetto al 2019, attribuibile sostanzialmente per intero al gioco digitale. Nello stesso periodo, il canale retail ha subito oltre 8.400 chiusure tra agenzie e sale, e nel solo 2024, circa 1.100 esercizi hanno abbassato per sempre le saracinesche. Tutto ciò ha inevitabilmente prodotto un drastico ridimensionamento dell’occupazione e del presidio territoriale. Eppure, la spesa netta del mercato (GGR) è rimasta stabile attorno ai 21,5 miliardi di euro, segno, ancora una volta, che i giocatori non hanno smesso di giocare: hanno semplicemente cambiato canale.

L’illusione della distanza come deterrente

La logica del distanziometro si fonda su un presupposto apparentemente razionale: più lontano è il punto di gioco, minore è la tentazione di giocare. Tuttavia, la ricerca scientifica sul “gambling disorder” dimostra che la propensione al gioco problematico dipende da dinamiche psicologiche, sociali ed economiche più profonde.

La distanza fisica agisce quindi solo come fattore mitigante, non come deterrente. Si può dire infatti che il distanziometro abbia funzionato piuttosto da incentivo alla digitalizzazione. Perciò, quando i luoghi legali sono più difficili da raggiungere o addirittura "scompaiono”, l’utenza si sposta verso piattaforme che garantiscono l’accesso in ogni momento e da qualsiasi luogo.

Il risultato? Una desertificazione legale che favorisce l’online, legale o meno, e indebolisce la capacità delle autorità locali di presidiare il territorio, ed un vantaggio competitivo a costo zero per i bookmaker digitali. Nessuna campagna di marketing avrebbe potuto generare un flusso paragonabile di utenti verso il canale online. E tutto è avvenuto per effetto di una norma concepita per disincentivare il gioco.

L’effetto economico e fiscale sulle realtà locali

Questa dinamica ha conseguenze misurabili anche sul piano fiscale. L’Erario ha mantenuto stabile il gettito complessivo - 11,6 miliardi di euro nel 2024 - ma i Comuni hanno perso entrate legate all’imposta sugli apparecchi e alle licenze locali. La contrazione del retail si rivela un disastro: non solo riduce i posti di lavoro, ma priva il sistema di un presidio di legalità che garantiva tracciabilità, controllo e formazione degli operatori.

L’Italia ferma su un sistema preventivo obsoleto

L’esperienza europea dimostra che l’approccio geografico è superato. Regno Unito, Malta e Svezia hanno adottato strategie basate su criteri di densità territoriale e su misure di monitoraggio comportamentale degli utenti. L’Italia, invece, resta ancorata ad un sistema in cui la distanza è vista come sinonimo di tutela. La conseguenza è una contraddizione permanente: meno sale legali, più gioco online, minore controllo a livello terrestre.

Verso una regolamentazione intelligente

Durante gli Stati Generali dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM), il direttore Roberto Alesse ha ammesso la necessità di affrontare «le criticità legate alle leggi regionali sulle distanze», segnalando l’apertura verso un modello di riordino “smart”, capace di bilanciare tutela e sostenibilità economica.

La trasformazione del settore digitale è irreversibile ma il ritmo e il costo sociale di questa transizione dipendono dalle scelte normative dei prossimi anni. Continuare a ignorare la relazione tra distanziometro e digitalizzazione significa rinunciare consapevolmente al controllo del fenomeno. È chiaro che il retail non tornerà ai volumi del passato, ma può ancora svolgere una funzione di presidio territoriale, a patto che venga integrato in un modello omnichannel e sostenuto da una regolamentazione solida e coerente.

La lezione è ormai chiara, il gioco non si ferma con la distanza, si governa con la competenza. L’Italia oggi è di fronte a un bivio: perseverare in limitazioni superate e inefficaci o costruire una governance intelligente moderna e responsabile.

Davide Luciani

Davide Luciani

Ruolo: Redattore

Giornalista pubblicista di origine abruzzese e Copywriter da oltre sette anni. Su GamingReport mi occupo di redigere articoli sul mercato del gambling nazionale e internazionale, oltre a recensire slot machine e casinò online. Collaboro anche con delle testate sportive come Sportcafe24.com e con La Legge per Tutti, portale di diritto legato all'informazione giuridica e alla consulenza legale, commerciale e fiscale.

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