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I bias cognitivi più comuni di chi scommette

Il concetto di bias cognitivo è stato usato per analizzare i comportamenti delle persone in diversi campi, tra questi quello delle scommesse sportive
I bias cognitivi più comuni di chi scommette

La psicologia moderna ha analizzato in maniera approfondita il campo del cosiddetto bias cognitivo. Con questo termine si intende una forma di distorsione della valutazione causata dal pregiudizio. Semplificando molto il concetto, si può dire che la nostra mente è influenzata da un meccanismo psicologico che ci porta a dare per certi, fatti non provati, basandoci semplicemente su una nostra idea distorta della realtà.

Il concetto di bias cognitivo è stato usato per analizzare i comportamenti delle persone in diversi campi, dalla psicologia del lavoro, alla sociologia, fino alla politica. Tuttavia, è spesso utilizzato anche per analizzare i comportamenti di gioco e, in particolare modo, degli scommettitori. Questo approccio inerente al gambling si basa sul fatto che la mente di un individuo si divide essenzialmente in due parti: vi è un sistema automatico, veloce, emotivo e intuitivo e ve ne è uno lento, razionale, analitico e riflessivo. Negli scommettitori il primo sistema è quello preponderante.

La mente dello scommettitore e la Gambler’s Fallacy

Uno scommettitore, anche il più esperto, è per forza di cose portato a prendere decisioni sotto pressione. I tipster più famosi passano molto tempo a studiare dati e statistiche, ma è indubbio che le decisioni che vengono prese sono basate su stati di forma, infortuni e notizie che arrivano dai media. Ciò significa che per quanto tempo possano studiare, la decisione finale su cosa puntare avviene in tempi rapidi. Proprio per queste situazioni è abbastanza facile che il tipster cada vittima dei bias cognitivi.

Prendiamo in esame una partita dove molti tipster sono caduti. Recentemente è stata disputata Atalanta-Lazio. La squadra di Gasperini veniva da una serie negativa di tre gare senza segnare un gol. Nelle ultime 5 gare aveva segnato solo alla Juventus. La Lazio, al contrario subiva almeno una rete da 7 gare tra campionato e coppa. Il bias cognitivo ha spinto molti tipster a suggerire il «gol» come risultato più probabile basandosi sul fatto che la serie negativa dell'Atalanta si sarebbe fermata per forza di cose con la Lazio, ignorando i segnali che vedevano l'attacco orobico del tutto inceppato per lo scarso stato di forma dei suoi migliori migliori. Il «no gol» che è uscito è stato un clamoroso bias cognitivo generato proprio dal pregiudizio che la squadra di Gasperini fosse una macchina da gol.

Questo tipo di bias è definito Gambler’s Fallacy e si manifesta quando crediamo che eventi casuali passati influenzino quelli futuri. Nella realtà questo può accadere, ma non è una certezza dato che gli eventi sono generati dal caso.

Il fattore casuale e altri tre tipi di bias cognitivi dei tipster

Proprio il caso gioca una parte fondamentale nelle scommesse. Un rigore sbagliato, un palo, l'infortunio del bomber possono far sì che una squadra molto prolifica si inceppi sul più bello e per diverse gare, anche se le sue statistiche suggerirebbero il contrario.

Un altro bias molto frequente negli scommettitori è chiamata illusione del controllo. Nelle scommesse la conoscenza dei dati è sicuramente un fattore che può aiutare a piazzare una puntata vincente, ma molto spesso questo aspetto è sovrastimato.

Proprio questa sovrastima porta a un altro bias che è quello della overconfidence. Quest'ultima si manifesta quando gli scommettitori sviluppano un’eccessiva fiducia nelle proprie capacità predittive, sottovalutando di conseguenza i rischi di un errore. Questo bias è particolarmente forte nei tipster professionisti o comunque, negli scommettitori abituali perchè il successo tende a confermare la percezione delle proprie abilità, anche quando è principalmente frutto del caso.

Infine, vi è un altro errore che la nostra mente tende a commettere spesso e che prende il nome di bias della memoria selettiva. Di fatto, soprattutto gli scommettitori, tendono a ricordare più le vittorie delle sconfitte. Ciò porta a una percezione distorta del proprio rendimento complessivo, alimentando l’illusione di essere “in attivo” anche quando si è in perdita.

Questo tipo di bias spiega anche perchè quando uno scommettitore racconta il proprio rendimento di tipster, tendono a enfatizzare le vincite importanti mentre omettono le numerose scommesse perse. Questo bias si verifica meno nei tipster professionisti che tendono a tenere un registro dettagliato di tutte le puntate effettuate, ma è frequente negli scommettitori che non hanno un metodo. Per questo, la prima regola di chi scommette è quello di tenere un registro delle proprie puntate.

Davide Luciani

Ruolo: Redattore

Giornalista pubblicista di origine abruzzese e Copywriter da oltre sette anni. Su GamingReport mi occupo di redigere articoli sul mercato del gambling nazionale e internazionale, oltre a recensire slot machine e casinò online. Collaboro anche con delle testate sportive come Sportcafe24.com e con La Legge per Tutti, portale di diritto legato all'informazione giuridica e alla consulenza legale, commerciale e fiscale.

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