Gioco responsabile: la terminologia che fa discutere

Ultimo Aggiornamento 18 dic 2018
Gioco responsabile: la terminologia che fa discutere

Il gioco responsabile viene visto come una “maschera” dietro cui le case da gioco si nascondono per attrarre giocatori, ma è davvero così?

Gioco Responsabile. Molte volte, guardando le pubblicità di siti di scommesse, casino online e slot machine, si sente questa parola. “Gioca senza esagerare” è l'altra frase “cult” del mercato pubblicitario del gambling. La cultura italiana è, però, così radicata nell'associare il termine “gioco” a “perdizione” che spesso, nella terminologia usata sopra, coglie una contraddizione di termini. Per molti, infatti, non è possibile essere giocatori responsabili.

Il caso Curtatone

Il Comune di Curtatone ha messo in atto un'iniziativa che ha scatenato polemiche. In pratica si è deciso di concedere sgravi fiscali nell'ordine del 20% sulle imposte rifiuti a quegli esercenti che, nei loro locali, applicano il cosiddetto "gioco responsabile". Ciò che non è andato giù è proprio la definizione “gioco responsabile”. Molti considerano questa terminologia un espediente delle concessionari dell'azzardo italiano ed europeo per poter continuare ad attrarre giocatori. In pratica è come la scritta “nuoce gravemente alla salute” messe sui pacchetti di sigarette dalle grandi industrie di tabacco.

L'iniziativa del comune di Curtatone, viene, dunque vista come l'ennesimo aiuto al potente di turno e non a chi si impegna veramente per combattere il gioco d'azzardo patologico.

“Gioco responsabile” sarebbe, dunque, diverso dal movimento “No slot” che tanto sta prendendo piede. In termini assoluti è vero, perchè il primo invita comunque a giocare, ma a farlo in maniera oculata, il secondo è del tutto contrario al gioco. Eppure, le case da gioco non sono esattamente Satana e, del resto, loro stesse, non hanno alcun interesse a diventarlo.

La mission delle case da gioco

È palese che le case da gioco non vogliono perdere giocatori, anzi. Il loro scopo è quello di attrarne di nuovi. Questo vale sia per il gioco offline che per quello online. Nuovi giocatori, significano nuovi introiti e non solo per loro. Ad oggi, il gioco d'azzardo è la terza industria dello Stato, dove primeggiano marchi del calibro di Starcasino e Starvegas, che negli ultimi anno hanno conquistato una fetta di mercato sempre più grande. Nell'ultimo anno ha portato ad una raccolta di 94.5 miliardi di euro. Non certo bruscolini. Nessuno, però, desidera un gioco che non abbia regole ferree e rigide e in cui vinca sempre il banco. È qui il nocciolo della questione. La vincita, seppur piccola, crea molta più dipendenza della sconfitta. Chi continuerebbe a giocare ad una macchinetta o in un locale in cui perde sempre?

Le regole che vengono sottoscritte dall'industria del gambling non sono, come crede qualcuno, un cavallo di Troia, bensì un sistema per rendere il più trasparente possibile il flusso di gioco. Non si può addossare, dunque, all'industria del gioco il problema del GAP. Anche la scienza è contraria alla tesi del “gioco sempre dannoso”. Diversi studi hanno dimostrato che il gambling stimola aree del cervello dormienti e che, dunque, possono avere benefici sul gambler.

Ma allora, cosa in realtà spinge un giocatore normale a diventare patologico?

La nascita del GAP

Se ci si fa un giro su internet e si digita “gioco responsabile” su google, appariranno 407.000 risultati. Il primo che comparirà, sarà il sito giocorespnsabile.it. Curato dalla Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze ha lo scopo di migliorare la qualità degli interventi nel settore delle dipendenze patologiche e dei consumi problematici. Esiste anche un sito con lo stesso nome del primo, ma “.org “dove vi è un test per capire se il giocatore sia o meno affetto da GAP.

Scorrendo le domande, si può notare che hanno tutte lo stesso filo conduttore, ovvero la psicologia del giocatore. Non vi è nessun quesito sul tipo di gioco preferito o sulla metodologia della giocata (slot, vlt, online, ecc). Questo significa che qualunque tipo di gioco viene giudicato pericoloso, perfino il sette e mezzo che si fa a Natale e che alcuni siti hanno nel proprio “bouquet d'offerta”.

La verità è che sono le motivazioni, lo status e la psicologia dell'individuo a spingerlo verso il gioco patologiche. Una persona che decida di giocare ha già dentro di sé l'idea di come intende farlo.

Più che alle case da gioco, bisognerebbe, dunque, fare attenzione, alla tipologia dei giocatori e alle loro caratteristiche perchè, come ci dimostra la Bibbia, anche una semplice mela può trasformarsi in un frutto del peccato se chi la mangia ha la volontà di trasgredire.

Giada Benazzi

: Copywriter e Public Relation Specialist

Sono una copywriter specializzata nel settore dell'iGaming ed esperta in Big Data legati al gioco d’azzardo online. Mi occupo della redazione e revisione dei contenuti pubblicati nella sezione blog di Gaming Report, oltre ad effettuare ricerche e indagini di settore. Curo le relazioni pubbliche con i media italiani e internazionali, soprattutto in nazioni come Spagna, Francia, Inghilterra e Stati Uniti.