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Le contraddizioni del Decreto Dignità

Il gioco d'azzardo, secondo gli ultimi dati a disposizione, è un fenomeno in netta crescita, soprattutto tra i più giovani. A due anni dall'emanazione del Decreto Dignità, si può dire che la lotta al Gambling "sia stata persa". Diversi i motivi che hanno portato a questo flop. Vediamo di analizzarli
Le contraddizioni del Decreto Dignità

Il gioco d'azzardo, secondo gli ultimi dati a disposizione, è un fenomeno in netta crescita, soprattutto tra i più giovani. A due anni dall'emanazione del Decreto Dignità, si può dire che la lotta al Gambling "sia stata persa".

Diversi i motivi che hanno portato a questo flop. Vediamo di analizzarli.

Il Decreto Dignità ha vietato le sponsorizzazioni e ogni tipo di pubblicità sui vari mezzi di comunicazione. Chi ha avuto maggiori danni dall'entrata in vigore della legge sono stati dunque radio e tv, oltre alle società sportive che avevano stretto rapporti di partnership con i fornitori di servizi del settore. In particolar modo, nel primo trimestre 2020 i mezzi di comunicazione hanno avuto un calo pari a 708 milioni di euro rispetto al corrispondente periodo del 2019. In termini assoluti, le perdite maggiori si sono registrate nel settore delle Telecomunicazioni (-395 milioni di euro). Per quel che riguarda i Media la perdita è stata pari a 210 milioni. Radio e Tv hanno perso 88 milioni.

Diversa la questione legata ai ricavi di internet, dove la perdita è stata contenuta (-23 milioni). Il Decreto Dignità, infatti, nulla può contro la pubblicità generata dagli stessi utenti, ovvero quella «mirata» di Google o Facebook, nata dalle ricerche che l'utente effettua.

Facciamo un esempio: se qualcuno digita su google «comparazione quote» o «quote scommesse», una volta trovato quello che cerca, il motore di ricerca o i social gli riporteranno tutte le informazioni relative alle piattaforme che offrono le quote migliori. In quel caso, dunque, l'utente non è vittima di pubblicità, ma sta ricevendo un servizio che lui stesso ha richiesto. Una contraddizione non da poco, ma non l'unica su questo argomento.

La definizione contraddittoria di ludopatia

A rendere difficile comprendere se il Decreto Dignità abbia avuto un vero impatto sulla ludopatia è la definizione contraddittoria del termine stesso e i pochi dati che si hanno a disposizione su di esso. «Ludopatico», secondo la Treccani è Colui che è affetto da un disturbo del comportamento caratterizzato dal desiderio compulsivo di tentare la fortuna al gioco. La definizione è molto generica, come si può vedere. E' ludopatico chi gioca un euro al giorno tutti i giorni? O lo è chi una volta al mese ne spende 200 su una scommessa? Sono ludopatici i tipster di professione (ovvero chi delle scommesse e dei pronostici ha fatto una professione) o lo sono solo coloro che perdono sempre?

Anche il numero dei ludopatici è incerto. Secondo gli ultimi dati disponibili inseriti nel “Libro Blu”, pubblicazione che riporta i dati principali sul mercato del gioco d'azzardo legale in Italia, sarebbero 1,3 milioni. Di questi, solo 12.000 sarebbero in cura per il risolvere il problema. Questi ultimi numeri però, non tengono conto di chi è in cura da privati. Insomma: senza dati certi è impossibile capire e controllare tale fenomeno.

Gli ultimi escamotage

A rendere ancora più difficile l'interpretazione del Decreto Dignità ci si è messo anche l'Agcom. Nelle sue linee guida, infatti, pur confermando il divieto diretto e indiretto di fare pubblicità ha però lasciato la libertà di informare statisticamente sulla probabilità di un evento e di comparare le quote. Ciò si riallaccia a quanto dicevamo prima sulla pubblicità indiretta.

Non è un caso che molte piattaforme di betting, abbiano introdotto all'interno dei loro siti una specie di sezione informativa, dove vengono fornite notizie sugli eventi sportivi e, nel contempo, si danno le quote degli eventi in questione. Questo tipo di notizie sono state riprese anche dalle televisioni. Non è insolito vedere, prima di una partita o durante l'intervallo, una sezione dedicata alle migliori quote scommesse dell'evento.

Insomma: alla fine, il Decreto Dignità ha finito per creare danni economici alle società sportive (le uniche in Europa a non poter essere sponsorizzate da società di betting), ma non ha risolto il problema della ludopatia. Verrebbe da dire che ci ha indotto un autogol clamoroso.

Le strade, come commentato più volte sul nostro blog, per combattere la ludopatia sono altre.

Natalia Chiaravalloti photo

Natalia Chiaravalloti

Ruolo: Copywriter Gambling Expert

Copywriter specializzata e correttrice bozze. Da quasi 10 anni si occupa di della revisione di contenuti legati al gambling e nell'analisi di casinò online.